Louis Huart
FISIOLOGIA DEL FLÂNEUR
a cura di Antonio Castronuovo
Stampa alternativa
Viterbo 2016, pagine 131
"L'uomo indaffarato guarda senza vedere, lo sfaccendato vede senza guardare, il flâneur vede e guarda"
Redattore e collaboratore di importanti testate satiriche francesi, Huart, in questo breve e divertente studio intorno alla figura del flâneur parigino, individua quella caratteristica propria dell'uomo che sola è in grado di definirlo "umano" e di distinguerlo da tutto il resto del mondo animale, ossia: la capacità di flâner.
In quanto archetipo in grado di definire l'uomo, il flâneur non può essere descritto direttamente, ma solo attraverso le sue declinazioni corrotte dal reale. E allora ecco dispiegarsi una serie di aspiranti flâneur, che pur condividendone in parte l'indole non riescono a raggiungere le vette di un'arte raffinatissima, anzi l'arte per eccellenza, della quale è necessario conoscere i principi e su cui bisogna esercitarsi quotidianamente. Il flâneur è padrone del suo tempo: nutrito di una fervida immaginazione e mosso da una curiosità antropologica, egli è un sociologo perditempo, un poeta solitario, un passeggiatore anarchico e senza meta - come l'uomo saggio descritto da Seneca, che vede intorno a sé tutti gli altri che si agitano inutilmente. Il flâneur è "l'unico uomo felice".
Così il nostro Conte Fannullone, che del flâneur possiede lo spirito, diviene per noi un punto di riferimento capace di orientarci verso la conquista dell'umana felicità.
Duccio Demetrio
ALL'ANTICA – Una maniera di esistere
Raffaello Cortina Editore
Novara 2021, pagine 315
Cos'è quella sensazione di sentirsi un po' fuori dal tempo, quel fascino verso tutto ciò che sembra d'altri tempi, quel sottile piacere di non accettare il nuovo solo perché è nuovo e avvertire la preziosità degli oggetti che hanno attraversato le epoche o sono appartenuti ad altre persone? Cos'è quella riverenza tutta speciale che qualcuno di noi prova nei confronti delle persone anziane e delle storie che hanno vissuto e che s'indovinano fra le pieghe delle loro rughe? Questo saggio di Duccio Demetrio – un tuffo che scandaglia la molteplicità di significati suggeriti dal concetto di "antico" – rassicura tutti coloro che in qualche modo si sentono fuori luogo se nel contesto in cui vivono si agitano solamente gli indaffarati, gli sgarbati, gli avidi che vogliono tutto subito illudendosi che la felicità sia il piacere ristretto nell'attimo da godere: essere all'antica è un modo di esistere, di chi si prende cura delle proprie e altrui memorie, che si prende il tempo per farlo, di chi si orienta verso la bellezza, la gentilezza, la poesia, il garbo. Essere all'antica è un esercizio di attenzione, è il bisogno di avere degli esempi da seguire. Non è, si badi bene, il retrivo desiderio di tornare ad un tempo passato. L'antico è un concetto al di là del tempo, che nutre il nostro presente e prefigura il futuro: è lo svolgersi dell'uomo nella storia, è la saggezza che si tramanda, è l'arte di vivere.
L'antico è questo e infinite altre cose. Ecco perché il Conte Fannullone è così all'antica, come un Charlie Chaplin in bianco e nero che ci invita a recuperare una maniera di esistere.
I nomi delle strade
Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che danno degli ordini, che fanno la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d'estate,
a piedi nudi.
Nino Pedretti
Yoshiharu Tsuge
L'UOMO SENZA TALENTO
Canicola
Bologna 2017, pagine 220
Cadute a terra
le castagne trovano
nuova dimora
Come un Komusō, monaco del nulla e mendicante senza casa, viaggia in continuazione portando un cappuccio di canna che gli nasconde completamente la testa privandolo di un ego specifico, così l'uomo senza talento, senza esserne consapevole, somiglia a un monaco zen: inutile per la società, insignificante, senza nessuna capacità pratica sufficiente per vivere decorosamente. Ecco che cos'è la sua mancanza di talento: l'incapacità di stare nel mondo.
Raccoglie pietre con l'intento di venderle, pietre che nessuno comprerà mai, sdraiato in una piccola capanna. Rifiuta la carriera di mangaka (in passato è stato un mangaka apprezzato), come se non volesse mescolare la sua arte con le cose o comprometterla con le faccende umane, come se volesse evitare di confonderla con il chiasso di quella modernità che preferisce circondarsi di uccelli esotici dai colori sgargianti anziché dedicarsi con devozione all'allevamento dei volatili autoctoni dalla bellezza più raffinata. In preda al desiderio urgente di cercare un posto dove stare non si accorge di essere già predestinato a vivere come il poeta mistico che esiste senza esistere – per essere il niente che è anche tutto. È l'arte al suo grado massimo che incontra il sacro. Ma l'uomo senza talento ancora non lo sa. Alla fine, forse, il libro di uno scrittore di haiku e il canto di un airone nella nebbia insinueranno in lui il seme della consapevolezza. Un racconto perfetto che, fra le altre cose, svela quanto la fannullaggine, a volte, si avvicini molto alla ricerca spirituale dei mistici.
Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi.
Monica Vitti
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco. Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…
Pier Paolo Pasolini
TEMPO PERSO
Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po' da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?
Jacques Prèvert
Viva il compagno assenteismo, fa male al padrone, fa bene all'organismo!
Motto anni '70
Prendete il caso della formica e della cicala: la cicala aveva passato l’estate nell’ozio e la formica aveva lavorato e risparmiato. Quando venne l’inverno la cicala non aveva niente mentre la formica lamentava dolori al petto.
Woody Allen
Non vado in palestra per farmi i muscoli, ne posseggo già un numero sufficiente.
Stefano Scrima
LA FARFALLA
La farfalla che svolazza
tutto in tondo, per il mondo:
balla canta e s'innamora
solamente per un giorno.
Di lavoro non si ammazza,
non si chiude in una stanza,
che può far l'unico giorno
che lei ha a disposizione?
Ammirare il bel giardino,
riposarsi sopra un fiore:
lilla, timo o gelsomino.
Contemplare il firmamento
e godersi ogni momento!
Il Conte Fannullone
Gianfranco Marrone
LA FATICA DI ESSERE PIGRI
Raffaello Cortina Editore
Milano, 2020, pagine 163
È stato interessante scoprire quanti significati diversi può assumere il poco maneggevole concetto di “pigrizia”. Quante declinazioni, anche contraddittorie, rendono l'idea della pigrizia poco adatta a esaurirsi nella definizione di un unico dizionario. Cosa può avere in comune con altri concetti come quello di “ozio”, cosa li distingue, quante sfaccettature diverse si intercettano nel confronto con culture diverse o nelle opere di grandi autori che si sono interessati a essa (Russel, Stevenson, Lafargue, Kenko, Gončarov con il suo Oblòmov, Melville e il suo misterioso Bartleby, le fiabe russe fino a celebri personaggi dei fumetti). Un'apertura di significati che indirettamente decostruiscono molti luoghi comuni, gli stereotipi o gli atteggiamenti di rimprovero tipici della nostra società della prestazione. E allora accanto alla pigrizia come disposizione d'animo o come protesta nei confronti di una penosa condizione di lavoro, può esserci la pigrizia necessaria a uno scrittore per meditare e maturare un bel romanzo.
Pigri di tutto il mondo, ci sono opere straordinarie dentro di voi!
La vita vola via come un sogno e spesso non riesci a far nulla prima che ti sfugga l’istante della sua pienezza. Per questo è fondamentale apprendere l’arte del vivere, tra tutte la più ardua ed essenziale: colmare ogni istante di un contenuto sostanziale, nella consapevolezza che esso non si ripeterà mai più come tale.
Pavel Florenskij
Se si vuole analizzare a fondo ogni argomento, bisogna avere molto tempo, e in particolare bisogna avere il privilegio di poter perdere tempo. Bisogna poter sperimentare percorsi improduttivi, esplorare vicoli ciechi, lasciare spazio ai dubbi e alla noia, e permettere che piccoli semi di intuizione crescano e fioriscano lentamente. Se non potete permettervi il lusso di sprecare del tempo - non troverete mai la verità.
Y.N. Harari
DELLA PIGRIZIA
a cura di Stefano Scrima
Ortica Editrice
Bari, 2020, pagine 88
Che dire: il libretto sembra sia stato curato direttamente dal Conte Fannullone (evidentemente il vero curatore Stefano Scrima è un vero fannullone illuminato!): una preziosa raccolta di folgoranti citazioni e aforismi intorno all'importanza dell'ozio. Consapevoli che l'arte, lo spirito, la vita, l'uomo siano incompatibili con la frenetica avidità di chi svende il proprio tempo per il denaro, grandi autori sono qui riuniti per innalzare un grido di libertà, un monito anzi, a tutti coloro che ancora non sanno che perdere tempo è l'investimento più grande che si possa fare. I fannulloni si sentiranno meno soli in compagnia di tanti grandi uomini, si sentiranno più forti e fiduciosi contro il luogo comune che li vuole relegati fra i parassiti della società. Possiamo invece essere fieri della nostra indole, che è l'indole di chi si circonda di bellezza, l'indole di chi può salvare questo mondo senz'anima!
Perché lavorate? Non potreste limitarvi a vivere ed essere contenti? E se vi affaticate solo per potervi affaticare di più, quando troverete la felicità? Voi dite di lavorare per vivere, ma la vita non è fatta di bellezza e canzoni?
E se non sopportate fra di voi un cantore, dove vanno i frutti di tanto lavoro? Lavorare senza divertirsi è come fare un viaggio interminabile senza meta. Non sarebbe meglio morire?
H. P. Lovecraft
Masanobu Fukuoka
LA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA
Libreria Editrice Fiorentina
Firenze, 1980, pagine 198
“L'altro giorno, mentre stavo facendo pulizia nel piccolo tempio del villaggio, fui sorpreso notando delle targhette al muro. Togliendo la polvere e osservando le lettere pallide e sbiadite, riuscii a decifrare dozzine di poesie haiku. Anche in un villaggio piccolo come questo venti o trenta persone avevano fatto composizioni haiku e le avevano presentate come offerte. Questo è quanto la gente degli spazi aperti aveva nella sua vita nei vecchi tempi. Alcuni dei versi devono essere vecchi di diversi secoli fa. Perciò erano stati scritti con tutta probabilità da contadini poveri, ma che avevano ancora il tempo di scrivere l'haiku.”
Fukuoka racconta il suo lavoro di agricoltore e lo fa attraverso le parole dense che solitamente nascono dall'esperienza di chi ha dedicato la propria vita a un'arte. Parole che sanno tracciare con chiarezza la visione, il pensiero, l'idea a sostegno del suo lavoro; una visione squisitamente etica che si estende oltre l'agricoltura, che parla a tutti noi, al modo in cui ci rapportiamo con ciò che ci circonda e che separa nettamente le pratiche che mantengono fertile e viva la terra dagli atteggiamenti che la rendono sterile.
Per questo motivo Fukuoka considera emblematico lo sviluppo dell'agricoltura moderna, intensiva, monoculturale, che ha l'unico scopo di spremere tutto il possibile dalla terra, e che così facendo la mutila.
Per l'insensata corsa al profitto, per l'avidità che indirizza le nostre scelte - come Re Mida che rendeva freddo e morto tutto ciò che toccava trasformandolo in oro – anche gli uomini mortificano ciò che trasformano in denaro.
Il lavoro di Fukuoka punta invece alla vita e lo fa attraverso l'agricoltura del non fare, del rispetto della natura, dell'ascolto, dell'attenzione, del semplice che è tutto. Lavorando molto meno si ottengono le stesse quantità di raccolto, senza diserbanti né fertilizzanti, restituendo alla terra ciò che la terra ci dà e senza eliminare la ricchezza dell'ecosistema come le erbacce, i vermi, gli insetti che se controllati possono benissimo fare il lavoro al posto nostro. È la dimostrazione che lavorare meno non significa necessariamente ottenere meno, ma avere tutto quello che ci serve, rispettando la terra e senza rinunciare al tempo della contemplazione o al tempo che serve per scrivere un haiku.
George Perec
UN UOMO CHE DORME
Quodlibet
Macerata, 2017, pagine 170
Dai chiari riferimenti al celebre racconto di Herman Melville “Bartleby lo scrivano” - evocato esplicitamente a pag. 136 - “Un uomo che dorme” ci presenta un protagonista meno enigmatico del suo ispiratore: il giovane studente di Perec, dal giorno in cui non si presenta all'università per sostenere un esame, inizia a sperimentare l'estrema esperienza dell'inerzia e, con essa, l'illusione di potersi affrancare dai vincoli del vivere quotidiano. Scoprirà – non senza imporre al lettore un senso di claustrofobia – che, portando all'estremo l'esperienza della pigrizia, da questi vincoli non ci si può liberare.
Ciò non impedisce al giovane studente di vivere momenti di autentica libertà: e di comprendere a sue spese che anche nello sperimentare l'indolenza non bisogna esagerare perché - come insegnano gli esperti fannulloni - meglio essere pigri con pigrizia! O pigramente pigri.
Rivendicate la lentezza: nel nostro mondo a tutto vapore, è un diritto delizioso di cui siamo stati privati.
Jean-Pierre Siméon
In un mondo consacrato al culto della produttività, dovremmo meditare di più sulle virtù terapeutico-artistiche del pigiama.
Amelia Natalia Bulboaca
Chandra Livia Candiani
IL SILENZIO È COSA VIVA
Giulio Einaudi Editore
Torino, 2018, pagine 132
Leggere questo prezioso libretto della Candiani è una di quelle esperienze che si avvicinano molto all'esperienza della contemplazione: lo si legge piano piano, gustandolo e sorprendendosi di quanto siano dense le immagini e le parole che l'autrice ha scelto per noi. Un libro per stare dove si è con il corpo, per cercare di lasciare spazio intorno a tutti i nostri gesti quotidiani, per accorgersi di quello che ci circonda. Un libro per stare fermi. Per assaporare tutto ciò che ci investe nel qui e ora. Troppo spesso non siamo da nessuna parte, con il corpo in un luogo e la mente altrove – gli smartphon non aiutano – e anch'io, su invito della Candiani, ogni tanto dico il mio nome ad alta voce, come per richiamarmi ad una presenza, alla terra che calpesto, alla vita vera, affinché non si dissolva tutta come se fosse stato un sogno.
Sono le nuvole celesti, dee protettrici degli sfaccendati.
A loro dobbiamo l'intelligenza, la dialettica e la ragione.
Aristofane
Francesco - irriducibile fan del Conte Fannullone - omaggia il suo eroe con una splendida scultura dal cappello removibile. Grazie Francesco!
Damiano Zanocco
ATLANTE UNIVERSALE DELLE NUVOLE
Antiga edizioni
Treviso, 2006, pagine 95
Guida indispensabile per tutti coloro che amano stare con il naso all'insù e guardare le nuvole, che si meravigliano dello spettacolo che ogni giorno esse ci offrono, che vorrebbero addormentarsi sulla cima di un bianchissimo morbido cumulo congesto o passeggiare mollemente sopra un cirrocumulo stratiforme, che si elettrizzano all'arrivo di un minaccioso cumulonembo o che rimangono a bocca aperta quando vedono densi cirri colorarsi alla luce del tramonto.
Un libro che aiuta a riconoscere le nuvole, a dar loro un nome – ché come spesso accade è proprio quando si conoscono i nomi delle cose che si cominciano a vederle.
Da quando l'ho letto non faccio altro che guardare il cielo per indovinare i generi e le specie delle nubi, e mi sorprendo di scoprire, nonostante le amassi già, quanto poco le avessi davvero viste.
Prontuario consigliatissimo per ogni buon apprendista fannullone.
Ma perché mai dovrei realizzare qualcosa? Mi basta "essere", vivere sperando di diventare almeno in parte un essere umano.
Etty Hillesum
Sostituiamo le molte definizioni di "dignità dell'uomo", che sono soltanto giaculatorie estasiate, con una sola, semplicissima: fare tutto lentamente.
Nicoàs Gòmez Dàvila
I giorni di pioggia dovrebbero essere trascorsi a casa davanti a una tazza di tè e a un buon libro.
Bill Watterson