LA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA - Masanobu Fukuoka

Masanobu Fukuoka

LA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA

Libreria Editrice Fiorentina

Firenze, 1980, pagine 198

 

L'altro giorno, mentre stavo facendo pulizia nel piccolo tempio del villaggio, fui sorpreso notando delle targhette al muro. Togliendo la polvere e osservando le lettere pallide e sbiadite, riuscii a decifrare dozzine di poesie haiku. Anche in un villaggio piccolo come questo venti o trenta persone avevano fatto composizioni haiku e le avevano presentate come offerte. Questo è quanto la gente degli spazi aperti aveva nella sua vita nei vecchi tempi. Alcuni dei versi devono essere vecchi di diversi secoli fa. Perciò erano stati scritti con tutta probabilità da contadini poveri, ma che avevano ancora il tempo di scrivere l'haiku.”

 

Fukuoka racconta il suo lavoro di agricoltore e lo fa attraverso le parole dense che solitamente nascono dall'esperienza di chi ha dedicato la propria vita a un'arte. Parole che sanno tracciare con chiarezza la visione, il pensiero, l'idea a sostegno del suo lavoro; una visione squisitamente etica che si estende oltre l'agricoltura, che parla a tutti noi, al modo in cui ci rapportiamo con ciò che ci circonda e che separa nettamente le pratiche che mantengono fertile e viva la terra dagli atteggiamenti che la rendono sterile.

Per questo motivo Fukuoka considera emblematico lo sviluppo dell'agricoltura moderna, intensiva, monoculturale, che ha l'unico scopo di spremere tutto il possibile dalla terra, e che così facendo la mutila.

Per l'insensata corsa al profitto, per l'avidità che indirizza le nostre scelte - come Re Mida che rendeva freddo e morto tutto ciò che toccava trasformandolo in oro – anche gli uomini mortificano ciò che trasformano in denaro.

Il lavoro di Fukuoka punta invece alla vita e lo fa attraverso l'agricoltura del non fare, del rispetto della natura, dell'ascolto, dell'attenzione, del semplice che è tutto. Lavorando molto meno si ottengono le stesse quantità di raccolto, senza diserbanti né fertilizzanti, restituendo alla terra ciò che la terra ci dà e senza eliminare la ricchezza dell'ecosistema come le erbacce, i vermi, gli insetti che se controllati possono benissimo fare il lavoro al posto nostro. È la dimostrazione che lavorare meno non significa necessariamente ottenere meno, ma avere tutto quello che ci serve, rispettando la terra e senza rinunciare al tempo della contemplazione o al tempo che serve per scrivere un haiku.

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