Beppe Sebaste
PANCHINE
Editori Laterza
Bari 2023, pagine 175
"A definire le panchine, tuttavia, non è solo il sedersi, ma un certo tipo di sedersi, un certo uso, non solo e non tanto del proprio corpo quanto del proprio tempo, e della propria mente. Lasciare libera la mente di vagare, divagare. Passeggiare da fermi."
Grandezze della fannullaggine: il Conte, senza muovere un dito, senza essere minimamente disturbato dalla sua condizione di irriducibile contemplatore, si vede pubblicato il suo libro! L'autore Beppe Sebaste, senza neppure immaginarlo, l'ha ottimamente scritto per lui.
In questo testo c'è tutto quello che il Conte Fannullone, se non fosse un perfetto scansafatiche, avrebbe voluto condividere con i suoi numerosissimi fan (per la maggior parte fan del Conte senza saperlo, come l'autore di questo libro appunto).
'Panchine' di Beppe Sebaste è un libro bellissimo: parla di tutti coloro che ancora si danno la possibilità di perdere tempo e quindi di guadagnarlo, di quelli che amano guardarsi intorno e indovinare le storie di cui è pieno il mondo, di tutti quelli che, stando seduti, si meravigliano dell'agitazione che assilla i contemporanei. Da una posizione privilegiata, discreta, nascosta, la panchina ci rende invisibili agli occhi di chi non sa più godere il lusso di una sosta davanti a un bel panorama o nel bel mezzo di una città brulicante. La panchina diventa il simbolo di una silenziosa resistenza a una società che ci vuole sempre in competizione. Libera, gratuita, rivoluzionaria, la panchina è anche una lucida presa di posizione politica di chi pensa che i luoghi pubblici, l'accoglienza, la lentezza, la bellezza siano cura verso un mondo di individui stregati dell'idea che si debba arrivare prima a tutti i costi, anche a discapito degli altri. Panchine è un libro ricco di stimoli culturali, anche letterari, che propone, fra gli altri, alcuni degli autori prediletti dal Conte Fannullone: Walser, Sebald, Bernhard... Quanto mi piacerebbe poterti incontrare, Beppe, e fare due chiacchiere con te su una bella panchina (quelle verdi di una volta) all'ombra frastagliata di un grande ippocastano.
Sentivo che il giorno era troppo bello perché potessi avere l’indolenza di profanarlo col lavoro.
Robert Walser
Quando mi stufo di non fare niente cerco altro niente da non fare.
Modesto Damiano Messali
Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l'accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza.
Rainer Maria Rilke
LA MARGHERITA
Bianco fiorellino
che fin dal mattino
fai il pieno di sole,
non temere:
non chiederò l'antico parere
ai tuoi petali lievi,
mi adagerò lì vicino
e schiaccerò un pisolino.
Il Conte Fannullone
Ho cinquant'anni ed ho sempre vissuto libero; lasciatemi finire libero la mia vita; quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men che meno di alcun sistema: l'unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà.
Gustave Courbet
Israel Zangwill
IL RE DEGLI SCHNORRER
Universale Economica Feltrinelli
Milano 1979, pagine 153
Bighellonando per il bellissimo parco di Paratico in provincia di Brescia, da cui è possibile ammirare un vasto panorama del lago di Iseo, mi fermo sempre un pochino a curiosare nella casetta dei libri: una piccola biblioteca nel verde dove è possibile prendere con sé dei libri o donarne. A volte si trovano delle cose veramente interessanti, come questo delizioso racconto umoristico che narra delle avventure di Manasse Bueno Barzillai Azevedo da Costa, il re degli schnorrer, ossia di coloro che, nella comunità ebraica inglese, vivono alla giornata, elemosinando di che vivere presso ricchi filantropi. Forte della sua conoscenza delle sacre scritture, Menasse è consapevole di essere, in quanto schnorrer, indispensabile alla collettività, dato che la sua stessa esistenza è necessaria ai ricchi per adempiere al comandamento di fare l'elemosina. I miserabili, i fannulloni, i perditempo, gli accattoni sono dunque la condizione necessaria affinché gli altri possano esercitare la bontà. Grazie alla sua capacità di persuasione, il re dei fannulloni riesce addirittura ad accumulare molto denaro che però offrirà interamente alla sinagoga della comunità. A dimostrazione del fatto che un fannullone, nelle sue numerosissime declinazioni, non tradirebbe mai la sua natura per la ricchezza. Irriducibile testimone di onestà, il fannullone è la spina nel fianco della società dell'egoismo e dell'avidità.