Yoshiharu Tsuge
L'UOMO SENZA TALENTO
Canicola
Bologna 2017, pagine 220
Cadute a terra
le castagne trovano
nuova dimora
Come un Komusō, monaco del nulla e mendicante senza casa, viaggia in continuazione portando un cappuccio di canna che gli nasconde completamente la testa privandolo di un ego specifico, così l'uomo senza talento, senza esserne consapevole, somiglia a un monaco zen: inutile per la società, insignificante, senza nessuna capacità pratica sufficiente per vivere decorosamente. Ecco che cos'è la sua mancanza di talento: l'incapacità di stare nel mondo.
Raccoglie pietre con l'intento di venderle, pietre che nessuno comprerà mai, sdraiato in una piccola capanna. Rifiuta la carriera di mangaka (in passato è stato un mangaka apprezzato), come se non volesse mescolare la sua arte con le cose o comprometterla con le faccende umane, come se volesse evitare di confonderla con il chiasso di quella modernità che preferisce circondarsi di uccelli esotici dai colori sgargianti anziché dedicarsi con devozione all'allevamento dei volatili autoctoni dalla bellezza più raffinata. In preda al desiderio urgente di cercare un posto dove stare non si accorge di essere già predestinato a vivere come il poeta mistico che esiste senza esistere – per essere il niente che è anche tutto. È l'arte al suo grado massimo che incontra il sacro. Ma l'uomo senza talento ancora non lo sa. Alla fine, forse, il libro di uno scrittore di haiku e il canto di un airone nella nebbia insinueranno in lui il seme della consapevolezza. Un racconto perfetto che, fra le altre cose, svela quanto la fannullaggine, a volte, si avvicini molto alla ricerca spirituale dei mistici.
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Maestro (venerdì, 12 marzo 2021 19:46)
popo fiero