ZHUANG – ZI [Chuang – tzu]
A cura di Liou Kia-hway
Adelphi
Milano, 2013, pagine 412
“Di tutte le cose del mondo, il cielo e la terra sono le più grandi eppure non fanno niente per esserlo”
Anche in questo testo, considerato – alla pari del Tao te ching – uno dei tre grandi classici del Taoismo e non a caso inserito da Roberto Calasso fra i dieci libri indispensabili per chiunque, risuona per intero la natura di coloro che hanno la vocazione a ‘scomparire’: che si identificano con il nulla e sono tutto; che non si preoccupano di ciò che è passeggero e si adattano alla complessità del reale senza l’illusione di poterla dirigere. Privi di ambizioni, vanno senza sapere dove arrivano, tornano senza sapere dove si fermano, non seguono nessuna strada e non conoscono meta. Sono poveri, ma non sono miserabili; non possono avere un’opinione e per questo non giudicano, non si applicano a nulla, non si rallegrano della propria comparsa né temono la propria scomparsa. Non cercano adulatori e non lasciano tracce di sé. I fannulloni senza saperlo seguono la via dei santi taoisti, e senza fare nulla non c’è nulla che non facciano.
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