Massari editore
Bolsena (VT), 2002, pagine 174 (compresa la lunghissima introduzione)
Apparso per la prima volta nel 1880 sul settimanale l'Egalité, è l'analisi amara di come nel secolo della rivoluzione industriale l'atteggiamento disumano delle classi borghesi riducesse le masse di lavoratori in schiavitù, senza pietà per donne e bambini costretti a lavorare dodici, tredici, quattordici ore al giorno, malnutriti, in pessime condizioni igieniche, abitanti in alloggi fatiscenti molto spesso lontani dal luogo di lavoro. Qui si possono leggere le parole di uomini ingordi che non risparmiano giustificazioni morali e assurdamente filantropiche per convincere i poveracci che il lavoro è un bene per loro. Sarebbe interessante chiedersi quali di quei meccanismi rappresentino ancora oggi la premessa del rapporto fra gli uomini. Il sospetto è che del feroce egoismo dei pochi non ci si sia mai liberati.
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